Collezione delle opere di Aldo Giraudo

Aldo Giraudo è professore straordinario nella Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, dove insegna Storia e Spiritualità Salesiana e Storia della Spiritualità Moderna e Contemporanea nell’Istituto di Spiritualità. Nel 1982 ha ottenuto la Licenza in Teologia Spirituale presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma con una tesi su “I Sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia nella Pedagogia spirituale di Don Bosco”. Nel 1991 ha conseguito il Dottorato nella stessa Università con una ricerca su “La Chiesa e il clero torinese nel periodo della Restaurazione: il caso del seminario di Torino (1829-1848)”. Dal 1992 è membro dell’Istituto Storico Salesiano e dal 2012 fa parte del Consiglio Direttivo di tale Istituto. Dal 2012 è membro del Consiglio di redazione della rivista “Ricerche Storiche Salesiane”. Dal 2004 al 2014 è stato direttore del Centro Studi Don Bosco e dal 2014 ne è il segretario, con responsabilità di conservazione, implementazione e digitalizzazione del patrimonio librario e documentario del Centro. Gli interessi scientifici del prof. Aldo Giraudo si orientano in due principali direzioni: la storia delle istituzioni religiose nel Piemonte preunitario e la storia, la spiritualità e la pedagogia religiosa di don Bosco e delle sue istituzioni. Fra le sue opere principali ricordiamo “Clero, Seminario e Società: aspetti della Restaurazione religiosa a Torino” (1993) e “Don Paolo Albera, maestro di vita spirituale” (2021)

Opere

Opere collettive

Opere curate

Articoli in “Ricerche storiche salesiane”

Articoli in “Colloqui sulla vita salesiana”

Articoli in “Quaderni spiritualità salesiana”

Articoli in “Salesianum”

Articoli in riviste varie

Articoli online

Videografia – video lezioni?

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Aldo Giraudo – «La cristiana educazione della gioventù». Potenzialità e fecondità della religione nella visione e nella pratica educativa di don Bosco

Collezione delle opere di Francis Desramaut

Nato il 17 ottobre 1922 a Tourcoing, in Francia, Francis Alfred Henri Desramaut fu ordinato prete il primo luglio 1948 e, a partire dal 1949, iniziò a insegnare teologia, specializzandosi, poi, in Storia della Chiesa, all’Università Cattolica di Lione. È proprio lì, che nel 1962 pubblicò la sua tesi di dottorato intitolata Les Memorie I de Giovanni Battista Lemoyne. Étude d’un ouvrage fondamental sur la jeunesse de saint Jean Bosco. Appassionato di storia salesiana, Desramaut guidò per venticinque anni, con i suoi studenti, il ​​Groupe lyonnais de recherches salésiennes, che produsse importanti studi storici, supervisionati dal maestro. Dal 1966 iniziarono a essere pubblicati i piccoli Cahiers du groupe lyonnais de recherches salésiennes, brevi monografie di autori diversi, tra cui lo stesso Desramaut, su temi di spiritualità e storia soprattutto salesiana. Nel 1978 divenne direttore responsabile di Don-Bosco-France, il «Bulletin de liaison des salésiens de langue française » e nel 1979 lanciò la vasta collezione dei Cahiers salésiens, recherches et documents pour servir à l’histoire des salésiens de don Bosco dans les pays de langue française. Il suo spirito di iniziativa e le sue qualità di organizzatore si manifestarono anche nei Colloqui sulla vita salesiana, con i quali seppe coinvolgere un buon numero di membri della Famiglia Salesiana a livello internazionale. Fra le sue opere principali ricordiamo, in particolare, Don Bosco et la vie spirituelle (1967), L’orphelinat Jésus-Adolescent de Nazareth en Galilée au temps des Turcs, puis des Anglais (1986) e la sua opera maestra Don Bosco en son temps (1996). Muore a Toulon il primo settembre 2014.

Opere

Opere curate

Opere Collettive

Articoli in “Colloqui sulla vita salesiana”

Articoli in “Cahiers Salésiens”

Articoli in “Ricerche storiche salesiane”

Articoli in riviste varie

Pietro Ricaldone – “Lettera del Rettor Maggiore” in “Atti del Capitolo Superiore”

Don Pietro Ricaldone il 12 aprile ebbe la grande ventura di essere ricevuto in udienza dal Santo Padre XII. Il Papa volle essere informato delle attività e dello sviluppo dell’umile nostra Società, compiacendosi specialmente del numero consolante di vocazioni che ci elargisce la Divina Provvidenza. Continue reading “Pietro Ricaldone – “Lettera del Rettor Maggiore” in “Atti del Capitolo Superiore””

Pietro Braido – “La prassi di Don Bosco e il Sistema Preventivo. L’orizzonte storico” in “Il Sistema Preventivo verso il Terzo Millennio. Atti della XVIII Settimana di spiritualità della Famiglia Salesiana. Roma. Salesianum 26-29 gennaio 1995”

Tutta la prassi «educativa» di Don Bosco, un’ intera vita consacrata ai giovani, è «preventiva». Essa, infatti, è essenzialmente progettuale, previsionale e propositiva, impegnata nel presente a garantire il futuro, temporale e spirituale, dei giovani, di ciascun giovane, e della società civile e religiosa, in cui sono chiamati ad operare; e, correlativamente, a predisporre istituzioni e persone (SDB, FMA, Cooperatori) disponibili ad assicurare continuità e dinamicità a tale impegno. Continue reading “Pietro Braido – “La prassi di Don Bosco e il Sistema Preventivo. L’orizzonte storico” in “Il Sistema Preventivo verso il Terzo Millennio. Atti della XVIII Settimana di spiritualità della Famiglia Salesiana. Roma. Salesianum 26-29 gennaio 1995””

Joseph Di Mauro – “School Leadership Formation in the Salesian Tradition” in “Journal of Salesian Studies”

The goal of the Oblates of St. Francis de Sales is expressed in the first paragraph of the Constitutions which reads: “Their wholehearted endeavor will be to sanctify themselves, in order to aid more efficaciously the sanctification of their neighbor, through the different functions of the sacred ministry, the Christian education of youth, and missions in foreign lands” (Dufour, 1933/1994, p. 53). Continue reading “Joseph Di Mauro – “School Leadership Formation in the Salesian Tradition” in “Journal of Salesian Studies””

Erich Feifel – “La visione cristiana dell’uomo come fondamento della pedagogia di Don Bosco. Interrogativi critici nei confronti di alcune correnti pedagogico-psicologiche del nostro tempo” in “Salesianum”

Paolo Zini – “La condivisione pastorale secondo il carisma salesiano” in “Salesianum”

Dunque la prospettiva di queste note è determinata da un quesito: perché numerosi protagonisti dell’azione pastorale considerano troppo elevato il costo della sinergia e favoriscono, appellandosi alle giustificazioni più diverse, lo sdoganamento di soggettivismi eccentrici, individualismi ostinati, ammutinamenti paralizzanti, desistenze letali?

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Morand Wirth – “Il riferimento e l’uso della sacra Scrittura nell’esperienza educativa di don Bosco” in “Salesianum”

Mettere insieme la sacra Scrittura e l’esperienza educativa di don Bosco è come andare alla radice profonda del suo essere e del suo agire. Per far conoscere ai giovani la sacra Scrittura, don Bosco ha profuso un notevole sforzo e usato in maniera creativa i mezzi di cui poteva disporre al suo tempo: catechismo, storia sacra, predicazione e alcuni mezzi di comunicazione sociale.

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Alberto Caviglia – “La Romanità di Don Bosco” in “Salesianum”

Don Bosco è un Santo ed è un Grande : e la santità di Lui si compenetra nella grandezza, senza che questa abbia ad essere obnubilata da quella. Perchè, pur non prendendo mai atteggiamenti e pose statuarie di grande, e, senz’altro, dissimulando l’essere suo nella semplicità bonaria delle apparenze, operò cose grandissime che hanno permeato del suo spirito il mondo moderno, ed ebbe animo e concetti d’una profondità ed ampiezza, che solo ora viene a volta a volta rivelandosi con volerlo conoscere più d’appresso.

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Eugenio Valentini – “L’italianità di Don Bosco” in “Salesianum”

Parlare dell’amor di patria in Don Bosco e pensare come egli abbia realizzato nella sua vita le auree parole di Silvio Pellico su questo argomento, è tutt’uno. Si può anzi dire che certamente Don Bosco tenne davanti agli occhi come programma queste parole e ne fece l’ideale della sua azione civica e patriottica.

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Alberto Caviglia – “Un documento inesplorato: la « Vita di Besucco Francesco scritta da Don Bosco e il suo contenuto spirituale” in “Salesianum”

Quando il Besucco entrò all’Oratorio di Don Bosco, aveva tredici anni e cinque mesi giusti : « tra giovane e fanciullo età confine » : età nella quale, precorrendo i tempi per l’intensità del lavoro compiuto dalla « predilezione di Dio » e dall’opera concorde di una saggia direzione e d’una spontanea arresa del cuore, si trovavano già segnati i primi lineamenti della persona spirituale : quelli d’un tipo austero di mortificazione, di preghiera, di precisione : una creatura
in cui la pietas era una seconda natura, e lo spirito di mortificazione un bisogno dell’anima qualche cosa dello spirito aloisiano.

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Alberto Caviglia – “La « vita di Besucco Francesco » scritta da D. Bosco, e il suo contenuto spirituale” in “Salesianum”

La duplice linea che noi seguiamo in questo nostro studio: della storia interiore d’un santo giovanetto, e della pedagogia spirituale del Santo educatore, trova qui buona occasione per mettere in luce la convergenza dell’una e dell’altra.

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Alberto Caviglia – “La « vita di Besucco Francesco » scritta da D. Bosco, e il suo contenuto spirituale” in “Salesianum”

Questa è la sostanza e il contenuto del documento, e la sua preziosità è riposta nell’aver voluto Don Bosco consegnarvi il suo pensiero e le sue vedute: il suo programma.

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Alberto Caviglia – “Il « Magone Michele », una classica esperienza educativa” in “Salesianum”

La simpatica ed attraente biografia del piccolo convertito di Carmagnola (Michele Magone), dev’essere letta da noi come un libro d’idee. A differenza degli altri giovanetti di cui Don Bosco scrisse la Vita, i quali a lui pervennero già predisposti, e in parte preparati, il monello, condotto in soli quattordici mesi « ad un meraviglioso grado di perfezione cristiana », è un prodotto puro ed esclusivo della pedagogia di Don Bosco: di quella pedagogia fatta, si direbbe, specificamente per il tipo più comune dei giovanetti a cui Don Bosco si era consacrato ; ragazzi che si sarebbero perduti se Egli, il Santo, non li salvava.

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Alberto Caviglia – “Il « Magone Michele », una classica esperienza educativa (Continuazione del fascicolo precedente)” in “Salesianum”

Invero il buon Michele, definito, come leggemmo, buono di cuore, ci presenta, tra i lineamenti del suo bollènte temperamento, quella forma di buon cuore che si chiama generosità, nella quale cioè si contiene il lavoro volitivo di una virtù attiva; quello di donarsi, di spendersi per gli altri.

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