The second part of this study published in the previous issue of this journal had situated Kristu Jyoti College in its wider historical context.
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Nel pieno della Grande Guerra il giovane Mario Marega trascorse due anni a Vienna, dal 1916 al 1918, nel convitto affidato dal Ministero degli Interni alla direzione della Congregazione Salesiana.
Dagli esempi elencati si può concludere che l’arcivescovo Baraniak, fino alla fine della sua vita, si sentì un salesiano e molte volte ci diede prova di questo.
Nell’Archivio Salesiano Centrale, tra i manoscritti della predicazione di don Bosco, è conservata una piccola raccolta di prediche mariane.
Non è stata ancora scritta una storia dell’opuscolo di Don Bosco sul «sistema preventivo», al quale prevalentemente è rimasta ancorata in certi periodi la sua fama di educatore-pedagogista, all’interno degli Istituti religiosi da lui fondati e in più larghe cerchie di conoscitori e imitatori. Continue reading “Pietro Braido – Giovanni (S.) Bosco, Il sistema preventivo nella educazione della gioventù.”
Breve presentazione del volume Don Bosco prete dei giovani nel secolo delle libertà di Pietro Braido.
L’autore recensisce criticamente la proposta interpretativa espressa da Francis Desramaut sulla nascita della Famiglia Salesiana e l’idea che Don Bosco ne aveva. Continue reading “Pietro Stella – “Recensione a tre articoli di Francis Desramaut sulla «Storia primitiva della Famiglia salesiana»” in “Ricerche storiche salesiane””
Si offre l’edizione critica di sette schemi autografi di predicazione di don Bosco conservati nell’ASC e composti in occasione di alcune feste mariane. Solo due di essi sono datati (3 giugno 1842 e 11 settembre 1864). Altri due, in base alla grafia, possono essere attribuiti ai primi anni di ministero sacerdotale, mentre i restanti appartengono certamente agli anni della maturità. Nonostante la concisione, questi manoscritti contengono alcuni dei punti che caratterizzano il magistero mariano di don Bosco, Continue reading “Aldo Giraudo – “Gli appunti di predicazione mariana di don Bosco. Edizione critica” in “Ricerche storiche salesiane””
Il manuale del 1908 viene considerato un punto d’arrivo e di partenza significativo che qualifica l’impegno delle Figlie di Maria Ausiliatrice dei primi decenni del Novecento in ordine all’interpretazione delle genuine «tradizioni salesiane» non solo per quanto riguarda la vita religiosa, ma anche per quello che attiene al metodo educativo.
A fronte della fondazione di tante opere materiali potrebbe sorgere anche oggi, come cento anni fa, la domanda se mons. Fagnano sia stato un imprenditore, un costruttore di opere ecclesiali, sociali, educative, oppure un missionario unicamente votato alla diffusione del vangelo.
Accanto a mons. Giuseppe Fagnano nell’estremo sud del mondo operarono eroicamente “per la salvezza delle anime”, ma senza trascurare i corpi e la scienza, altri missionari salesiani.
Questi ed altri missionari-pionieri come loro (cattolici e protestanti), sono ormai parte della storia del territorio magellanico e non potranno passare inosservati nelle non lontane celebrazioni per il quinto centenario della scoperta dello stretto.
Gli scritti inviati da don (mons.) Fagnano al “Bollettino Salesiano” dalla Patagonia e dalla Terra del Fuoco hanno lunghezze diverse. Si va da una sola pagina fino a relazioni molto lunghe, spesso pubblicate a puntate in numeri successivi.
Il lavoro analizza il rapporto tra il mondo salesiano di mons. Giuseppe Fagnano e la letteratura magellanica. I missionari salesiani entrano a far parte della letteratura magellanica perché non sono solo artefici di comunità e nuovi insediamenti ma anche mediatori culturali.
Attesa da tempo questa escursione fra gli indios affidatagli dalla Santa Sede, il 31 ottobre 1886 mons Fagnano con un drappello di soldati partì da Buenos Aires alla volta della Terra del Fuoco.
L’arrivo di mons. Fagnano a Punta Arenas nello stretto di Magellano ha delle conseguenze molto positive nella vita sociale della città. Impianta una fabbrica di mattoni, fonda un collegio, un oratorio, una banda musicale, un Istituto metereologico, ecc. Insomma la cittadina alla fine del mondo si avvia a diventare un “luogo civile”, capace di accogliere gli emigranti croati, spagnoli e italiani.
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