Una conclusione generale si è imposta: questi cristiani, riuniti in nome della loro fede e in qualità di figli di Don Bosco, ritennero di poter con ragione riflettere su un problema sociale e culturale.
Una conclusione generale si è imposta: questi cristiani, riuniti in nome della loro fede e in qualità di figli di Don Bosco, ritennero di poter con ragione riflettere su un problema sociale e culturale.
Può darsi che tentando di affrontare il problema della giustizia concreta, quale si pone a un ispettore « medio » (responsabile teorico della « politica » della sua ispettoria anche in fatto di giustizia), possa contribuire a rendere più degno di fede il titolo del nostro confronto che preferirei leggere così: « L ’impegno della Famiglia salesiana per la giustizia ».
Il sig. August Vanistendael ha presentato un campo ben definito geograficamente: « Le idee in materia di giustizia sociale difese dai cristiani dell’America Latina ». La sua personale conoscenza dei problemi e degli uomini di tale parte del mondo lo rendeva particolarmente qualificato a questo compito.
La conferenza di Don Riccardo Tonelli ha optato per una giustizia creatrice: « Giustizia è creare un ordine nuovo », affermò. Educare alla giustizia è assicurare ai giovani la capacità di assumere responsabilità personali e di giudicare le strutture sociali e politiche « con criticità e realismo ».
Don Mario Moro ha sviluppato alcune considerazioni sulla giustizia nel mondo contemporaneo.
Francesco Missaglia si è sforzato di mostrare che la giustizia sociale è oggi al servizio della persona: « La persona umana è quindi il fine inviolabile, non riducibile mai a mezzo. Tutto il resto, realtà naturale e collettive, politiche e sociali, società e Stato sono mezzi e valori strumentali a questo fine: lo sviluppo della persona umana.
A Don Mario Midali è toccato il compito di definire « l’impegno cristiano per la giustizia secondo i documenti ecclesiastici recenti ». Si è accontentato di mostrare come la Chiesa realizza il Vangelo nel nostro tempo, definendo la sua missione in materia di giustizia con l’aiuto dei termini di promozione e liberazione, e analizzando la sua azione nei campi della testimonianza, dell’educazione ed anche dell’intervento più o meno diretto.
Il presente esposto storico ha tentato di mostrare come Don Bosco si è inserito e quali idee-forza lo hanno guidato nella sua impresa. Per i sistemi di relazioni sociali che preconizzava, non conosceva migliore forza cementante della morale e della religione del clero cattolico.
Don Georg Söll ha evidenziato le caratteristiche dell’« attività cristiana nel mondo di oggi ». La sua comunicazione ha avuto il grande merito di delimitare le sfere dell’azione del cooperatore: l’area propriamente religiosa, l’area educativa, l’area politico-culturale, e quello di esprimere in frasi concise e in termini adatti alcune modalità con cui può essere attuata.
Ci mancano studi riguardanti la storia locale dei Cooperatori Salesiani, dai quali possiamo venir a conoscere più da vicino come la loro Unione era organizzata e funzionava. È questo appunto l’oggetto principale della presente comunicazione: analizzare, in forma sintetica a partire dagli anni 1884-1886, come si formò e come funzionò il movimento dei CC salesiani in una città tanto salesianamente qualificata come Barcellona.
P. Vittorio Gambino ha ricordato ai discepoli di Don Bosco e di Francesco di Sales — due « umanisti » — che essi devono sviluppare tutto l’uomo e che la loro missione presso i giovani, quindi, ha anche una dimensione politica.
Nel suo contributo alla preparazione del Consiglio europeo di Lisbona, la Commissione sottolinea che il modello sociale europeo è dotato delle risorse necessarie per aiutare il passaggio verso la società della conoscenza. L’integrazione sociale sarà promossa favorendo il lavoro, garantendo sistemi pensionistici sostenibili in un periodo di « invecchiamento » della popolazione europea, nonché assicurando la stabilità sociale.
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