Giovanni Bosco – Regolamenti dei primi collegi fondati fuori Torino

“Uno e non ultimo studio di D. Bosco in quest’anno – scrive G. B. Lemoyne riferendosi all’anno 1863 – era stata la fondazione del Collegio di Mirabello. Ne aveva scritto il regolamento, mettendo per base quello dell’Oratorio, specificando tutti i doveri dei singoli superiori e degli alunni, mutando ciò che non era adattato alla natura dell’Istituto”. Questo “regolamento – che rimase per vari anni manoscritto, sempre secondo la testimonianza di Lemoyne – doveva essere come lo statuto fondamentale, anche di tutte le altre case che col tempo sarebbonsi aperte. Esigeva che se ne facesse gran conto”. Continue reading “Giovanni Bosco – Regolamenti dei primi collegi fondati fuori Torino”

Giovanni Bosco – Ricordi confidenziali ai direttori delle case

All’origine dell’autorevole documento Ricordi confidenziali, si trova una lettera scritta a don Michele Rua, chiamato da don Bosco, nell’autunno del 1863, ad assumere l’impegno di dirigere la prima casa salesiana fuori Torino: il collegio o Piccolo seminario di San Carlo a Mirabello Monferrato. Don Bosco intendeva trasmettere nello scritto, inviato al giovane direttore, quegli orientamenti pedagogici e spirituali che, messi già in pratica a Valdocco, avrebbero dovuto caratterizzare pure il lavoro apostolico ed educativo nella nuova fondazione monferrina. Continue reading “Giovanni Bosco – Ricordi confidenziali ai direttori delle case”

Giovanni Bosco – Lettere di don Bosco in preparazione della prima spedizione missionaria (1875)

La dimensione missionaria è parte fondamentale della vicenda storica di don Bosco, vissuto in un’epoca di forte attenzione missionaria da parte della Chiesa. Non privo di aspirazioni missionarie già negli anni di studio teologico e attento lettore di riviste missionarie, a Torino fu testimone diretto di esposizioni missionarie e di spedizioni in partibus infidelium. Una volta fondata ed approvata dalla Santa Sede la Congregazione salesiana, don Bosco coltivò progetti di inviare missionari salesiani. I primi sette documenti qui presentati si ricollegano in certo modo alla prima spedizione missionaria, salpata da Genova il 14 novembre 1875.

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Giovanni Bosco – Lettere di don Bosco all’arcivescovo di Torino monsignor Lorenzo Gastaldi

Il teologo, canonico, Lorenzo Gastaldi sul finire degli anni quaranta apprezzava e sosteneva l’opera degli oratori di don Bosco, la elogiava sulla stampa, lasciava che la mamma e la sorella accudissero i ragazzi dell’Oratorio di Valdocco e partendo come rosminiano per l’Inghilterra nel 1853 faceva testamento in favore di don Bosco. Di ritorno in Italia, continuò la stima verso don Bosco e la sua amicizia si intensificò con la collaborazione alla pubblicazione delle Letture cattoliche, con la predicazione ai ragazzi di Valdocco e ai salesiani, con l’insegnamento teologico a questi ultimi, con generose offerte per la chiesa di Maria Ausiliatrice.

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Giovanni Bosco – Lettere di don Bosco: Ricorsi alla beneficienza privata

I contributi economici chiesti da don Bosco e ottenuti dalle pubbliche autorità ed istituzioni non erano certamente in grado di far fronte alle ingenti spese dell’Opera salesiana. Era necessario ricorrere alla beneficenza privata. Logicamente don Bosco si rivolse con le sue lettere in particolar modo alle famiglie e ai singoli individui che godessero di possibilità economiche, vale a dire appartenenti al ceto nobiliare, per lo più grandi proprietari, e all’alta e media borghesia dell’epoca, notoriamente disponibili nei confronti di elargizioni benefiche. Una parte, seppure modesta del loro risparmio privato, poteva in effetti trovare sbocco in opere educative ed assistenziali come quelle di don Bosco.

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Giovanni Bosco – Lettere di don Bosco. Ricorsi alla beneficenza pubblica.

Per le risorse finanziarie necessarie a sopperire ai costi sempre crescenti delle sue opere, don Bosco fece appello alla benevolenza delle istituzioni: la famiglia reale, le autorità di governo, gli amministratori pubblici (comunali, provinciali, statali…), le Opere benefiche esistenti sul territorio, la Banca Nazionale, le parrocchie, le diocesi, la Santa Sede stessa nelle persone dei suoi massimi esponenti, papa compreso. Per ogni richiesta di aiuto dava quelle ampie e precise ragioni benefiche e sociali, che a suo giudizio avrebbero dovuto far aprire i “cordoni della borsa” a chi ne possedeva una ben fornita e concedere quanto domandato alle autorità in termini di esenzioni, permessi, autorizzazioni, ecc.

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Giovanni Bosco – Cooperatori salesiani ossia un modo pratico per giovare al buon costume ed alla civile società

In ogni tempo si giudicò necessaria l’unione tra i buoni per giovarsi vicendevolmente nel fare il bene e tener lontano il male. Scopo fondamentale de’ Cooperatori Salesiani si è di fare del bene a se stessi mercè un tenore di vita, per quanto si può, simile a quello che si tiene nella vita comune.

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