Si riporta l’elenco dei partecipanti al convegno-seminario “Insediamenti e iniziative salesiane dopo Don Bosco” tenutosi a Roma dall’1 al 5 novembre 1995.
Si riporta l’elenco dei partecipanti al convegno-seminario “Insediamenti e iniziative salesiane dopo Don Bosco” tenutosi a Roma dall’1 al 5 novembre 1995.
La vicenda della fondazione e del dispiegarsi dell’azione dell’opera salesiana a Milano, per quanto attiene i primi quattro decenni della sua vita, trascende gli interessi circoscritti di storia locale per assurgere ad orizzonti più vasti.
La finalità del presente intervento è unicamente e semplicemente quella di offrire alcuni accenni sul dove e sul come fare ricerche storico-scientifiche negli Archivi e nelle Biblioteche, e particolarmente nell’Archivio Segreto Vaticano e in quella di Propaganda Fide.
Ora, a cent’anni dall’apertura della casa di Manouba e ormai da più di trent’anni, la comunità delle FMA è totalmente a servizio della popolazione autoctona.
L’opera salesiana a Buenos Aires comincia nel 1876, quando l’arcivescovo mons. Federico Aneiros, venerato come “secondo padre” dei salesiani in Argentina, affidò a don Cagliero il servizio della chiesa Mater Misericordiae, detta “Chiesa degli Italiani”, cui seguirono una scuola di arti e mestieri per fanciulli poveri e orfani (il futuro collegio Pio IX) ed il 21 maggio 1877 la parrocchia San Giovanni Evangelista alla Boca, che in meno di un ventennio portò a termine l’opera di ricattolicizzazione del quartiere.
Don Angelo Carboni ricorda con reverenza il trentesimo anniversario del martirio di Don Elia Comini, un sacerdote salesiano sacrificato durante l’ultima guerra mondiale per salvare vittime innocenti. Carboni sottolinea l’importanza di mantenere viva la memoria di Comini e del suo eroismo. Don Elia Comini è ricordato come una figura di straordinario coraggio e dedizione, che ha sacrificato la propria vita per il bene altrui, in mezzo alla distruzione della guerra. Continue reading “Angelo Carboni – Don Elia Comini. Sacerdote salesiano martire del ministero sacerdotale”
Múltiplos estudos já foram publicados sobre a obra salesiana no Brasil; incluindo monografias de religiosos, de colégios e de missôes, bem como a história de algunas inspetorias.
Don Bosco è un Santo ed è un Grande : e la santità di Lui si compenetra nella grandezza, senza che questa abbia ad essere obnubilata da quella. Perchè, pur non prendendo mai atteggiamenti e pose statuarie di grande, e, senz’altro, dissimulando l’essere suo nella semplicità bonaria delle apparenze, operò cose grandissime che hanno permeato del suo spirito il mondo moderno, ed ebbe animo e concetti d’una profondità ed ampiezza, che solo ora viene a volta a volta rivelandosi con volerlo conoscere più d’appresso.
Continue reading “Alberto Caviglia – “La Romanità di Don Bosco” in “Salesianum””
Parlare dell’amor di patria in Don Bosco e pensare come egli abbia realizzato nella sua vita le auree parole di Silvio Pellico su questo argomento, è tutt’uno. Si può anzi dire che certamente Don Bosco tenne davanti agli occhi come programma queste parole e ne fece l’ideale della sua azione civica e patriottica.
Continue reading “Eugenio Valentini – “L’italianità di Don Bosco” in “Salesianum””
Quando il Besucco entrò all’Oratorio di Don Bosco, aveva tredici anni e cinque mesi giusti : « tra giovane e fanciullo età confine » : età nella quale, precorrendo i tempi per l’intensità del lavoro compiuto dalla « predilezione di Dio » e dall’opera concorde di una saggia direzione e d’una spontanea arresa del cuore, si trovavano già segnati i primi lineamenti della persona spirituale : quelli d’un tipo austero di mortificazione, di preghiera, di precisione : una creatura
in cui la pietas era una seconda natura, e lo spirito di mortificazione un bisogno dell’anima qualche cosa dello spirito aloisiano.
La duplice linea che noi seguiamo in questo nostro studio: della storia interiore d’un santo giovanetto, e della pedagogia spirituale del Santo educatore, trova qui buona occasione per mettere in luce la convergenza dell’una e dell’altra.
Questa è la sostanza e il contenuto del documento, e la sua preziosità è riposta nell’aver voluto Don Bosco consegnarvi il suo pensiero e le sue vedute: il suo programma.
La simpatica ed attraente biografia del piccolo convertito di Carmagnola (Michele Magone), dev’essere letta da noi come un libro d’idee. A differenza degli altri giovanetti di cui Don Bosco scrisse la Vita, i quali a lui pervennero già predisposti, e in parte preparati, il monello, condotto in soli quattordici mesi « ad un meraviglioso grado di perfezione cristiana », è un prodotto puro ed esclusivo della pedagogia di Don Bosco: di quella pedagogia fatta, si direbbe, specificamente per il tipo più comune dei giovanetti a cui Don Bosco si era consacrato ; ragazzi che si sarebbero perduti se Egli, il Santo, non li salvava.
Invero il buon Michele, definito, come leggemmo, buono di cuore, ci presenta, tra i lineamenti del suo bollènte temperamento, quella forma di buon cuore che si chiama generosità, nella quale cioè si contiene il lavoro volitivo di una virtù attiva; quello di donarsi, di spendersi per gli altri.
Gran data per l’Oratorio il 29 ottobre 1854: l’ingresso di Domenico Savio. Don Bonetti una ventina d’anni dopo la morte di lui, dedicandogli un capo intero ne’ suoi Cinque lustri di storia dell’Oratorio di S. Francesco di Sales, giudicava così singolare ed anche straordinaria la dimora da lui fattavi da doverlasi considerare come un avvenimento; giungeva anzi a dire che quasi a premio di quanto l’Oratorio aveva operato nel tempo del recente colera, il Signore gli aveva mandato un tale allievo, destinato a riuscire suo lustro e sua gloria.
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