L‘articolo è estratto dalla pubblicazione degli atti del Convegno internazionale e interculturale promosso dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” (1997).
L’esperienza “preventiva” di don Bosco nacque da preoccupazioni morali e religiose di un prete, sollecito della salvezza eterna e temporale di giovani e adulti. Essa si è acuita a Torino già nei primi anni ’40 dinanzi all’“emarginazione” di giovani in difficoltà o a rischio di differenti categorie: carcerati o ex carcerati, “corrigendi” o ex-corrigendi, immigrati stagionali o stabili, ragazzi e ragazze “pericolanti” a rischio o già “sulla strada”, “pericolati/e” (di queste ragazze aveva avuto conoscenza diretta al Rifugio della Barolo), analfabeti o esposti al proselitismo valdese, garzoni e artigiani potenziali vittime di società operaie e mutue di tendenza laica, studenti in pericolo di finire in scuole di ispirazione laicistica o massonica.
Indice
- Le radici storiche di un “nuovo sistema preventivo”
- Immagini variegate dalla “condizione giovanile” ieri e oggi
- Il “prevenire” nei molteplici “interventi” per la “salvezza”
- Il “significato” della vita: la risposta a “due inganni”
- Dalla famiglia alla multiculturalità
- La transizionalità del “prevenire” giovane
- I luoghi di incontro
- Gli operatori-operatrici
- Il metodo
- Orientamenti operativi
Periodo di riferimento: 1815 – 1998
P. Braido, “«Prevenire» ieri e oggi con Don Bosco. Il significato storico e le potenzialità permanenti del messaggio“, in “Donna e umanizzazione della cultura alle soglie del terzo millennio. La via dell’educazione“, a cura di Piera Cavaglià, Hiang-Chu Ausilia Chang, Marcella Farina, Enrica Rosanna, LAS, Roma 1998, 273-325.
Istituzione di riferimento:
Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”