“Don Bosco, nei primi tempi dell’opera sua, riusciva, pur in mezzo alle altre sue numerose occupazioni, a scrivere di quando in quando a ciascuno de’ suoi figli in particolare preziose norme, incoraggiamenti e ammonizioni, che ancor oggi sono per noi testimonianza eloquente
del suo ardente amor di Dio e del suo zelo per la salvezza delle anime. […] Solo il prete salesiano può far rivivere in sè Don Bosco in tutta la pienezza della sua personalità, perchè
solo chi è prete può ricopiare integralmente un altro prete. Ma, ripeto, oltre all’averne la possibilità, egli ne ha lo stretto dovere. […]
Quest’assidua considerazione avrà la virtù di produrre un po’ per volta in noi, miei cari sacerdoti, quel profondo intimo convincimento della nostra vera grandezza, che è sommamente necessario sopratutto ai nostri giorni. È finita, grazie a Dio, la tremenda guerra europea, ma perdurano tuttora, e chissà fino a quando, gl’innumerevoli suoi effetti deleterii. Tra questi primeggia lo sconvolgimento di non pochi dei principii che devono reggere l’umana società. […] Dobbiamo studiare anche se fossimo dotati d’ingegno forte ed eletto: l’ingegno è una gemma preziosa, ma greggia, che abbisogna d’esser ripulita e lavorata perchè dia splendore: è il talento di cui parla il Vangelo, e che bisogna far fruttare. Di più vi sono molte cose a cui nessun ingegno, per quanto acuto, può senza studio arrivare.
Periodo di riferimento: 1921
P. Albera, “Lettera del Rettor Maggiore” in «Atti del Capitolo superiore della società salesiana», 2 (1921), 2, 134-172.
Istituzione di riferimento:
Direzione Generale SDB