Negli anni immediatamente precedenti e seguenti l’Unità d’Italia (1858-1866), don Bosco si mantenne in costante relazione epistolare con il papa Pio IX. Lo fece non solo per interessi direttamente legati alla sua Opera, ma anche per riferire sulla preoccupante situazione in cui viveva la Chiesa in Piemonte, per incoraggiarlo nella sua difesa della fede contro i nemici della religione, per trasmettergli eventualmente riservate informazioni in suo possesso. Come si è appena detto, don Bosco nella questione romana stava dalla parte di Pio IX e del suo segretario di Stato, card. Antonelli. Lentamente però si convinse che una troppo vigorosa resistenza alla “rivoluzione” diventava sempre più inutile, anzi rischiava di peggiorare la situazione, per cui dopo la presa di Roma optò, anche in politica, per il principio che il bene si doveva fare come si poteva. Riproduciamo qui allora 10 lettere riservate inviate al pontefice, negli anni a cavallo dell’Unità d’Italia, tramite persone fidate, e non attraverso la normale posta, che don Bosco sapeva essere controllata dalle pubbliche autorità. Nel 1858 si mostrava preoccupato per l’irrisolta questione del vescovo di Torino mons. Fransoni, nella quale nel corso del suo viaggio a Roma era stato coinvolto dal fratello del presidente del Consiglio, marchese Gustavo Cavour (n. 54). L’anno successivo informava il pontefice di possibili infiltrazioni di “rivoluzionari” negli Stati pontifici e dell’imminente proposta da parte del governo di candidati alle sedi vescovili vacanti (n. 55). Sempre nel 1859 comunicava la sua disapprovazione della politica espansionistica del Regno di Savoia ai danni dello Stato Pontificio e il suo costante impegno per la difesa della fede della popolazione e l’educazione dei suoi giovani (n. 56). Analoghe le preoccupazioni dell’anno seguente, anche se nutriva fiducia che, dopo il momento difficile, la Chiesa avrebbe avuto il suo trionfo finale (n. 57). Alla vigilia della proclamazione del nuovo Regno d’Italia, comprendente territori sottratti allo Stato pontificio (1860), ribadiva le medesime preoccupazioni e speranze, nonostante non escludesse un possibile nuovo allontanamento del papa dalla sua sede di Roma (n. 58). Nelle lettere del biennio 1863-1864 faceva poi notare la sostanziale stabilità della situazione (nn. 59, 60), mentre in quella del 1865 rilevava che la sofferenza per la legislazione matrimoniale in via di approvazione parlamentare era compensata dalla gioia per l’avvio della costruzione della chiesa di Maria Ausiliatrice e la prospettiva dell’approvazione della Società salesiana e delle sue Costituzioni (n. 61). L’anno seguente (1866) ritornava tanto sull’aspettativa di tale approvazione papale, quanto sulla difficile situazione dei rapporti Stato-Chiesa (n. 62). Vari anni dopo, nel 1873, annunciava al papa in linguaggio profetico-simbolico l’esilio che lo attendeva (n. 63), prima di far ritorno in Roma. Il valore del messaggio era dovuto al fatto che proveniva da una persona le cui precedenti predizioni si erano avverate.
Periodo di riferimento: 1858 – 1873
Istituto Storico Salesiano, Fonti salesiane 1: Don Bosco e la sua opera. Raccolta antologica, Roma, LAS, 2014, 192-209.
Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano