Uno dei contrasti più ardui da risolvere nelle relazioni fra Santa Sede e nuovo Regno d’Italia era quello delle decine di sedi episcopali vacanti per ragioni politiche. Entrambi le parti in causa erano coscienti della gravità di tale situazione, ma i tentativi di uscirne nei primi anni sessanta erano miseramente naufragati per il permanere del gravosissimo attrito provocato dalla proclamazione del Regno comprendente territori sottratti allo Stato Pontificio (1861). Solo negli anni 1865-1867 si avviò un processo di distensione, per cui, superate le reciproche resistenze, la Santa Sede riuscì a nominare, in accordo con le autorità del Regno, molti vescovi. Don Bosco, coinvolto in tali complesse trattative diplomatiche in qualità di incaricato ufficioso della Santa Sede allo scopo di prendere contatti, fare pressioni, riferire, tentare una mediazione, aveva fatto la sua parte soprattutto in favore delle decine di sedi vescovili vacanti in Piemonte. Nel 1865 era intervenuto per avviare quella che sarebbe stata chiamata la missione Vegezzi chiusasi senza risultati; nel 1866-1867 era stato contattato dal mediatore Tonello su invito del presidente del Consiglio Ricasoli e nel corso di tali contatti aveva proposto dei candidati accettati da entrambe le parti. Negli anni seguenti continuò a comunicare al cardinale Segretario di Stato il gradimento popolare e delle autorità civili per le nomine fatte, ad esprimere le sue opinioni, speranze e perplessità su alcuni di loro, a suggerire nominativi di candidati, a lui noti, che si distinguevano per pietà, dottrina, prudenza e sintonia con la Santa Sede. Com’è ovvio, quella di don Bosco era una voce, per altro ben accetta alle due parti, ma tante altre voci si levavano in contemporanea pro e contro la politica di intesa, tanti elementi positivi e negativi entravano in gioco per far avanzare o far retrocedere le trattative in corso, tante altre personalità espressero pareri diversi sulle nuove nomine pontificie e sul trasferimento di alcuni prelati. Logico quindi che vari candidati suggeriti da don Bosco siano stati effettivamente nominati vescovi, altri invece no. Al riguardo pubblichiamo qui di seguito sei lettere: cinque inviate al card. Segretario di Stato Giacomo Antonelli ed una, molto posteriore (1877), al successore, card. Giovanni Simeoni. Don Bosco si interesserà successivamente anche per nomine vescovili in Argentina, ivi compreso il missionario salesiano don Giovanni Cagliero.
Periodo di riferimento: 1867 – 1877
Istituto Storico Salesiano, Fonti salesiane 1: Don Bosco e la sua opera. Raccolta antologica, Roma, LAS, 2014, 210-216.
Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano