Nell’interazione pedagogica l’educatore salesiano non è semplicemente uno spettatore; egli è presente attivamente facilitando con i suoi contributi la realizzazione dell’autoeducazione dei giovani.
La pedagogia salesiana descrive la presenza attiva dell’educatore, presenza che ha funzione preservatrice e costruttiva, secondo la categoria dell’assistenza. Possiamo veder articolata tale categoria secondo le tre dimensioni dei contributi che riguardano la facilitazione della gestione della vita dei giovani, dei contributi che si riferiscono alle offerte, in senso di cura, ed infine dei contributi che comprendono l’assistenza come contatto dialogato. Riguardo la presenza attiva dell’educatore salesiano c’è da dire che i suoi contributi vengono offerti nella relazione interpersonale con i giovani, in cui l’educatore stesso viene sperimentato come partner amichevole, come fratello maggiore interessato al bene dei giovani. In tal senso si integrano i contributi educativi ed il modo di relazionarsi attraverso una presenza capace di favorire un clima di amorevolezza. Sullo studio dell’assistenza bisogna dire, ancora, che esso, oltre ad approfondire l’aspetto storico-teorico, dovrebbe, da una parte, confrontarsi più criticamente con le correnti pedagogiche attuali e, dall’altra, riferirsi maggiormente alla condizione giovanile attuale, approfondendo lo studio dell’assistenza in forma indiretta.
INDICE
1. Attualità di una reinterpretazione
2. Assistenza come categoria pedagogica
3. Assistenza: aspettative di ruolo
4. Conclusione
Periodo di riferimento: 1984
H. Franta, “Assistenza come presenza attiva dell’educatore” in “Progetto Educativo Pastorale“, a cura di Juan Edmundo Vecchi, José Manuel Prellezo, LAS, Roma, 1984, 206-218.
Istituzione di riferimento:
Facoltà di Scienze dell’Educazione UPS