L’identità e l’interiorità delle prime generazioni salesiane rispecchia la corrente spirituale promossa nei seminari torinesi e la scuola di san Giuseppe Cafasso, ma si caratterizza subito per il marcato riferimento a don Bosco e per l’impronta che la sua forte personalità e il suo insegnamento danno all’idea stessa di vita consacrata e al modo di viverla.
Da lui e dai suoi successori viene promosso un modello di vita religiosa dalla forte valenza ascetica che ha come base una fede ardente e un’obbedienza eroica e gioiosa alla volontà di Dio.
Manifestazione di consegna totalitaria a Dio sono: l’osservanza attenta delle regole, lo stile di vita austero, un fervido impegno nel lavoro quotidiano, la confidenza e la docilità assoluta alle direttive dei superiori, uno zelo pastorale instancabile e salesianamente amorevole.
Sotto il governo di don Rua si evidenzia particolarmente il ruolo e la responsabilità del direttore come modello e guida delle comunità e si presenta la tensione alla «perfezione» come perno di un modello totalitario di vita salesiana non privo di connotazioni oblative e mistiche.
Don Albera, per arginare i pericoli di un attivismo senza interiorità e dare un’anima alla missione educativa, mette l’accento sulla pietà fervorosa e su una maggiore disciplina di vita; insiste poi sulla necessità di rivestire lo «spirito di Don Bosco», mostrandolo come incentrato su un atto di carità assoluta e su l’offerta incondizionata di sé a Dio.
Periodo di riferimento: 1880 – 1921
A. Giraudo, Linee portanti dell’animazione spirituale della Congregazione Salesiana da parte della Direzione generale tra 1880 e 1921, in «Ricerche storiche salesiane», 23 (2004), 44, 65-97.
Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano