Della vita di Francesco Besucco, Il Pastorello delle Alpi, riportiamo soltanto la seconda parte, poiché i primi quattordici capitoli sono ricalcati quasi alla lettera sulla lunga testimonianza inviata dal parroco di Argentera. Don Bosco interviene soltanto dal capitolo XV in poi, ma in modo efficacissimo, al punto che Alberto Caviglia considera questo testo un prezioso “documento costruttivo della pedagogia spirituale e morale del santo educatore […], in quanto l’autore, più che in ogni altro libro congenere, scende alla teoria, ed esprime le sue idee con l’espressa intenzione d’insegnarle”.
Al tempo della pubblicazione (1864), infatti, il santo era al termine della sua autoformazione pedagogica, con idee ormai definitivamente formulate. È qui che troviamo espressa, e poi compiutamente illustrata capitolo dopo capitolo, la formula “allegria, studio, pietà”, considerata la più completa e sintetica enunciazione della pedagogia spirituale di don Bosco. Ma è anche il testo che meglio esplicita le intenzioni spirituali del santo, poiché, “con la serie episodica delle divozioni, illustra il primo principio, che è quello del gusto e spirito di preghiera” e lo mostra nel suo prendere forma. Fino al “grado più alto ed intenso, che è quello della preghiera continua, quando l’attitudine del cuore fa sì che la preghiera non cessi mai” e l’abitudine del pregare si trasformi “in una specie di gravitazione della mente verso Dio, la quale nasce dall’amore e dalla pratica della divina presenza” (A. Caviglia).
Insieme al tema dell’unione con Dio viene esplicitato il concetto salesiano della mortificazione dei sensi, “che non dev’essere un’aggiunta alla vita, ma deve provenire dalla vita stessa, ed è la vita che si vive quella che deve mortificarci”; vita che don Bosco “concepisce austera e povera e limitata, fatta di lavoro e di temperanza” (Id.). Don Bosco insegna che non bisogna cercare mortificazioni fuori della concretezza dell’esistenza, ma semplicemente custodire i sensi e accogliere con pazienza, fortezza e amore tutto ciò che vi è di penoso nei doveri comuni e nelle quotidiane situazioni dell’esistenza: il peso del lavoro, i limiti imposti dalla nostra condizione, le spigolosità del prossimo, le opere faticose, le piccole umiliazioni, i disagi di salute.
Periodo di riferimento: 1863 – 1864
G. Bosco, Il pastorello delle Alpi ovvero vita del giovane Besucco Francesco d’Argentera, in ISTITUTO STORICO SALESIANO, Fonti salesiane 1. Don Bosco e la sua opera, Roma, LAS 2014, 1130-1169. Giovanni BOSCO, Il pastorello delle Alpi ovvero vita del giovane Besucco Francesco d’Argentera. Edizione seconda, Torino, Tipografia e Libreria Salesiana 1878.
Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano