“Santità sociale”, “carità operosa”, “spiritualità delle opere”: sono altrettante espressioni con le quali si parla oggi dei fondatori delle moderne congregazioni religiose e dell’impegno che ha caratterizzato le loro opere, la loro attività personale e quella degli Istituti da loro fondati. È il caso di don Bosco, del Murialdo, del Cottolengo, di don Orione, di don Guanella, di Giovanni Piamarta, di Lodovico Pavoni, di madre Cabrini, di mons. Scalabrini, di mons. Conforti, di don Nascimbeni, di don Giovanni Calabria: per citare solo alcuni dei fondatori italiani più noti.
Questi fondatori hanno profondamente innovato, anzitutto, il modello di vita religiosa rispetto a quello degli antichi ordini religiosi e alla vita monastica di un tempo; essi hanno cioè indicato una nuova via alla santità, all’esercizio dei consigli evangelici: abbracciare la vita religiosa e perseguire la santificazione personale non più nell’isolamento dal mondo e nel raccoglimento della vita claustrale, non più solo o principalmente attraverso la contemplazione e l’ascesi, ma praticando i consigli evangelici nel mondo, in mezzo al mondo e a vantaggio del prossimo; un nuovo modello di vita religiosa, dunque, che collocava al vertice dello stato di perfezione non
tanto la contemplazione e l’ascesi solitaria, ma la carità operosa verso il prossimo, il servizio al prossimo.
Periodo di riferimento: 1800 – 1950
N. Raponi, Congregazioni religiose e società civile, in «Ricerche storiche salesiane», 19 (2000), 36, 135-146.
Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano