Il Rettore Maggiore, Don Juan Edmundo Vecchi, scrive questa lettera il 15 agosto 2001, dopo un anno di malattia , desiderando condividere con i confratelli i suoi pensieri. La lettera si sviluppa, quindi, come una riflessione sulle tre stagioni della vita e sulle esperienze della malattia e dell’anzianità che ci portano a meditare sulla precarietà dell’esistenza, accrescendo così la percezione di sè e rinnovando lo spirito comunitario. Il Rettore Maggiore ricorda, quindi, non solo l’esempio di Don Bosco ma anche le indicazioni delle Costituzioni che, se da una parte invitano il malato a curare con moderazione la propria salute, continuando per quanto possibile il lavoro iniziato, dall’altra suggeriscono che le comunità e gli ammalati devono collaborare per potenziare le risorse che ancora sussistono. Anche per quanto riguarda l’anzianità, se la comunità può, da un lato, dare sostegno nella valorizzazione della persona anziana al suo interno, e per l’assistenza medico-sanitaria, dall’altro lato, deve essere l’individuo a coltivare, fin da giovane, un buon stile di vita dal quale dipenderà poi la sua risposta alla condizione di vecchiaia. É importante, quindi, mantenere un atteggiamento di tensione verso una crescita ininterrotta, e sviluppare la creatività e l’adattabilità.
INDICE
- Le stagioni della vita
- La malattia
- L’anzianità
Periodo di riferimento: 2001
J. E. Vecchi, Malattia e anzianità nell’esperienza salesiana, in «Atti del Consiglio generale», 82 (2001), 377, 3-32.
Istituzione di riferimento:
Direzione Generale SDB