Dalla corrispondenza di mons. Cagliero, mons. Lasagna, don Vespignani e altri, si costata una voglia di autonomia dalle curie diocesane riguardo sia alla vita delle comunità religiose che al loro apostolato. Non solo le esperienze avute a Montevideo, a San Paolo del Brasile, a Cuiabá, a La Plata, ad Ancud generavano un tale sentimento; provenienti essi da Valdocco, portavano inciso nell’animo il ricordo dei difficili rapporti tra don Bosco e la curia torinese. Lo stesso don Bosco sentiva il bisogno di una simile autonomia e, quando i salesiani andarono in Argentina, cercò di consolidare la loro posizione con la creazione di un vicariato apostolico nella Patagonia. Nel presente studio e in un prossimo lavoro cercheremo di dare al lettore una rapida storia del vicariato e del lavoro di civilizzazione ed evangelizzazione in esso realizzato.
Indice
- La scelta preferenziale di don Bosco per le missioni della Patagonia
- La preistoria del vicariato apostolico della Patagonia
- Le trattative per il Vicariato Apostolico della Patagonia
- La posizione del governo argentino e dell’archidiocesi di Buenos Aires
- L’opera di evangelizzazione e di civilizzazione dei salesiani
Periodo di riferimento: 1854 – 1895
A. Ferreira da Silva, “Patagonia: I – Realtà e mito nell’azione missionaria salesiana. Il vicariato apostolico della Patagonia settentrionale” in «Ricerche storiche salesiane», 14 (1995) 1, 7-54.
Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano