In questo capitolo si osservano due tendenze opposte riguardo al ruolo della ragione. Da un lato, vi è una forte svalutazione della ragione, soprattutto nei suoi aspetti “forti”, a favore di quelli “deboli” e frammentari. Dall’altro lato, c’è una rivalutazione della ragione nel contesto dell’educazione scolastica, spesso ridotta semplicemente a istruzione. La crisi della ragione ha molteplici radici, incluse la crisi dei fondamenti della razionalità matematica e scientifica. In risposta, si è cercato di applicare una razionalità ordinatrice e tecnologica nell’ambito dell’educazione per affrontare l’incertezza e l’instabilità dell’azione educativa. Tuttavia, questo approccio può essere contrapposto alle richieste di promuovere l’interiorizzazione di valori, lo sviluppo dell’equilibrio emotivo e l’educazione della volontà. Don Bosco, nonostante il suo contesto culturale e religioso, ha posto una particolare attenzione alla ragione come punto di riferimento nell’educazione, anche in un periodo di fermento politico e sociale. Tuttavia, la sua comprensione della ragione può essere difficile da cogliere in modo completo, considerando la sua enfasi sull’azione piuttosto che sulla riflessione scritta e il suo radicamento nel contesto religioso ottocentesco. La sua concezione della ragione era più ampia e complessa rispetto alla sua riduzione alla sola razionalità scientifica o tecnologica.
Periodo di riferimento: 1970 – 1980
M Pellerey, “La via della ragione. Rileggendo le parole e le azioni di Don Bosco” in “Il Sistema Preventivo e l’educazione dei giovani”, LAS, Roma, 1989, pp. 25-45.
Istituzione di riferimento:
Università Pontificia Salesiana