In un convegno presso la Pontificia Università Salesiana a Roma, centocinquanta esperti di politica ed europeismo hanno discusso della cultura europea tra crisi e speranza. L’Europa dei “dodici” è ancora in uno stato di incertezza tra crisi e speranza, nonostante l’adozione di strutture unitarie. La mancanza di convinzioni autentiche e una coscienza di comunione e unità tra le persone costituiscono una sfida. La scuola salesiana è chiamata a contribuire disintossicando i manuali di storia da elementi nazionalistici e razzisti, educando alla comunione sociale e contrastando l’individualismo. Don Bosco, anticipando l’umanesimo cristiano del Concilio Vaticano II, promuoveva la costruzione di “onesti cittadini e buoni cristiani”, mettendo in risalto la persona umana e l’apertura oltre i confini. La sua visione riflette un atteggiamento “patristico” che rispetta la persona e la libertà altrui. Pur avendo un forte attaccamento alla propria terra, don Bosco si dimostra più “europeista” e “mondialista” di alcuni suoi contemporanei politici, focalizzandosi sulla fratellanza umana e la comunione tra le nazioni. In un’epoca di incontri politici e di educazione al dialogo tra i popoli, emergono l’europeismo e l’universalismo come tappe intermedie nel progresso sociale verso una “grande comunione”.
Periodo di riferimento: 1860 – 1999
M. Bongioanni, Don Bosco nel mondo. Vol III, Industrie Grafiche Mariogross, Torino 1999.