Nel contesto del Concilio Vaticano II, il documento evidenzia che la vita religiosa non può essere compresa se non nel quadro più ampio dell’ecclesiologia. La vita comunitaria è presentata come il mezzo privilegiato, voluto da Dio, per trasformare la vita religiosa in un “sacramento vivo della comunità ecclesiale”. L’urgenza del rinnovamento della vita comunitaria è enfatizzata, con l’obiettivo di allineare la pratica religiosa alle attuali esigenze della Chiesa. La carità fraterna e la creazione di una comunità di “prossimi” sono considerate manifestazioni esterne di una realtà profonda, rivelando il miracolo della comunione di vita con il Padre in Cristo. L’articolo propone una nuova prospettiva che invita ogni comunità religiosa a replicare la vita di carità della Chiesa primitiva, diventando così testimone del mistero della Chiesa come “comunione fraterna”. La comunità religiosa è descritta come uno sforzo contemplativo e fedele, in linea con la testimonianza della comunità degli Atti.