Non stupisce che Gesù si sia presentato in veste di straniero. Lo straniero è una persona diversa, che ha un’ altra cultura o un’ altra fede; lo straniero disturba perché non entra nel nostro schema di pensiero e nelle nostre abitudini. Accogliere lo “straniero” è far sì che si senta a casa sua, a suo agio; che trovi uno spazio libero dove poter entrare e scoprire se stesso come creatura libera. Accogliere, in questo senso, non vuol dire cambiare le persone ma offrire lo spazio in cui, chi accoglie e chi viene accolto, vivono un momento di comunione e di pace nuova. Lo “straniero”, certe volte, è profetico; fa cadere le nostre barriere e le nostre paure; oppure ci fa prendere coscienza che queste esistono e le rinforza ancora di più. Accogliere quindi è sempre un rischio, un incomodo. Ma Gesù non viene forse a disturbare le nostre abitudini, le nostre comodità, le nostre stanchezze?
INDICE
- 1. L’accoglienza
- 1.1. «Raccogliersi» personalmente per «accogliere» l’altro
- 1.2. Tacere per parlare
- 1.3. “Conoscersi” per aiutare gli altri
- 1.4. Riconoscere l’altro per amarlo
- 1.5. Accettare le sconfitte della vita per irrobustire la propria libertà interiore
- 2. L’accoglienza comincia con l’ascolto dell’altro
- 2.1. Ascoltare l’altro con l’orecchio di Dio
- 2.2. Saper ascoltare “attivamente” i desideri profondi dell’altro
- 2.3. La comunicazione nasce dall’ascolto
- 3. Accogliere l’altro come dono di Dio
Periodo di riferimento: 2004
J.M. García, «Ero straniero e mi avete accolto». Accoglienza e ascolto nel cammino di accompagnamento spirituale, LAS, Roma 2004 (Quaderni di spiritualità salesiana, 2), 97-109.
Istituzione di riferimento:
Università Pontificia Salesiana (UPS)