Nel presente saggio viene menzionato un periodo tragico per la nostra nazione, la seconda guerra mondiale, e il ruolo cruciale che ebbero i salesiani, coordinati dal Rettor maggiore Pietro Ricaldone, sul territorio piemontese: si impegnarono in un intenso lavoro di solidarietà e di partecipazione operosa.
La delicata situazione politica e militare imponeva prudenza, ma non esentò i figli di don Bosco da quell’impegno caritativo ed umanitario che essi sentivano intimamente connesso con la propria vocazione. Allo sforzo per mantenere in attività le istituzioni educative a vantaggio dei giovani e delle famiglie, si unirono la coraggiosa disponibilità per salvare e sostenere i più deboli. Durante l’occupazione tedesca si continuò l’assistenza ad ogni tipo di persone in pericolo: ufficiali e soldati disertori, prigionieri alleati evasi dai campi di prigionia, perseguitati politici, partigiani braccati ed ebrei.
INDICE
- 1. Il radicamento dell’opera salesiana nel territorio piemontese
- 1.1 I Salesiani e il Piemonte
- 1.2 La Direzione generale delle Opere Salesiane a Torino
- 1.3 I rapporti con il Vaticano e con il governo italiano
- 2. Il ruolo di don Pietro Ricaldone
- 2.1 Interpretazione dei fatti e indirizzi operativi
- 2.2 Atteggiamento nei momenti critici
- 3. Il contributo delle opere salesiane del Piemonte nella crisi 1943-1945
- 3.1 Soccorso a fuggitivi, perseguitati e indigenti
- 3.2 Moderazione degli animi e mediazioni per lo scambio di ostaggi e prigionieri
- 3.3 Due casi esemplari: il collegio di Lanzo e la scuola agraria di Canelli
- 3.4 Salesiani e partigiani
- Conclusioni
Periodo di riferimento: 1940 – 1945
A. Giraudo, “L’apporto dei Salesiani nell’Italia lacerata dalla guerra (1940-1945) – Le case del Piemonte”, in “Salesiani di Don Bosco in Italia. 150 anni di educazione”, LAS, Roma 2011, 291-323.
Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano