Educa chi ne ha il diritto. Meglio, educa chi ne ha il dovere. Oppure, educa chi ne è degno e capace. In linguaggio pedagogico, le tre proposizioni possono essere vere e false. Perchè ognuna presa isolatamente può essere infondata, infeconda, inoperante oppure consistente, significativa, vitale. Più realisticamente, dal punto di vista dell’educatore la vera educazione si attua per la sintesi dei tre aspetti: dovere, diritto, capacità effettiva.
E la più impegnativa meditazione sulle responsabilità dell’educatore è messa in moto dalla presenza di questa sintesi: un dovere che fonda un diritto; un dovere-diritto che postula una capacità. Ma educazione è rapporto interpersonale. Il dovere dell’educatore sorge sul precedente e preminente diritto dell’educando, i «diritti del fanciullo», che si schiude alla vita, ad una degna vita «umana», biologica, psicologica, spirituale.
Periodo di riferimento: 1946 – 1958
P. Braido, Dei diritti e dei doveri degli educatori, in «Orientamenti pedagogici», 5 (1958), 587-592.
Istituzione di riferimento:
Facoltà di Scienze dell’Educazione UPS