È inimmaginabile che alla scuola di S. Giovanni Bosco un annuncio di fede ai giovani («fare il catechismo», diceva il Santo) non si traducesse in una esperienza viva, anzi di festa, quanto più importanti ed estese nel tempo erano le tematiche affrontate. Così valeva per gli Esercizi spirituali, l’Esercizio di Buona Morte, novene ed altre ricorrenze. In verità quello che lui faceva era sorretto da fine intuito pedagogico, suggerito più dal grande amore per i giovani, piuttosto che da riflessioni astratte. Certamente Don Bosco è più che un buon esempio da ricordare. Ma resta vero che se ripetessimo tal quali i suoi gesti e le sue parole oggi non troveremmo ascoltatori. Dobbiamo imitarlo inventando la nostra strada. Un altro esempio significativo su questo nesso indissolubile e complicato tra fede ed esperienza è oggi dato dallo stupefacente evento della GMG. Chi l’ha vissuto dal di dentro, può testimoniare come la Parola sia accolta in maniera quasi irresistibile, e non solo quando parla direttamente Giovanni Paolo II, ma per tutta la serie di avvenimenti che sono proposti ai giovani: catechesi, via crucis, confessione, veglia di preghiera e naturalmente fraternità.
Periodo di riferimento: 1970 – 2003
C. Bissoli, “Rivelazione ed esperienza umana nella proposta della fede” in “Proporre la fede nella cultura contemporanea. Riflessioni salesiane”, Bratislava (Slovacchia) 16-21 agosto 2003, Èditions Don Bosco, Parigi 2004, (Collana Colloqui, 21), 109-142.