Maria Cristina Morandini – “La figura di don Bosco nella politica scolastica del regime fascista: uno sguardo ai manuali di pedagogia” in “Percezione della figura di don Bosco all’esterno dell’Opera Salesiana dal 1879 al 1965”

Un’ordinanza ministeriale, datata 11 novembre 1923, addita ai maestri don Bosco come “mirabile modello da imitare”. È il primo passo verso una piena riscoperta e valorizzazione della figura del sacerdote piemontese in chiave educativa.

Nel 1925 il ministro della pubblica istruzione, Pietro Fedele, decide di inserire nel programma di Pedagogia per l’istituto magistrale, fra i classici da esporre a scelta all’esame, il Metodo educativo del prete astigiano. La sua opera figura accanto ad altri due testi della tradizione cattolica, presenti, per la prima volta, nell’elenco: l’ Educazione cristiana dei figliuoli di Silvio Antoniano e La pedagogia di Ausonio Franchi (pseudonimo di Cristoforo Bonavino); un orientamento destinato a trovare conferma negli anni successivi come si evince dalla lettura dei programmi del 1933 e di quelli del 1936, firmati, rispettivamente, da Francesco Ercole e Cesare Maria De Vecchi.

Indice:

  • 1. Una presenza nella scuola
  • 2. I manuali di pedagogia degli istituti magistrali
  • 3. Don Bosco tra tradizione e modernità

 

Periodo di riferimento: 1923 – 1943

M. C. Morandini, La figura di don Bosco nella politica scolastica del regime fascista: uno sguardo ai manuali di pedagogia, in Percezione della figura di don Bosco all’esterno dell’Opera Salesiana dal 1879 al 1965. Atti del 6° Convegno Internazionale di Storia dell’Opera Salesiana Torino, 28 ottobre – 1° novembre 2015, LAS, Roma 2016, 121-137.

Istituzione di riferimento:
Associazione Cultori Storia Salesiana (ACSSA)
Associazione Cultori Storia Salesiana (ACSSA)

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