Un’ordinanza ministeriale, datata 11 novembre 1923, addita ai maestri don Bosco come “mirabile modello da imitare”. È il primo passo verso una piena riscoperta e valorizzazione della figura del sacerdote piemontese in chiave educativa.
Nel 1925 il ministro della pubblica istruzione, Pietro Fedele, decide di inserire nel programma di Pedagogia per l’istituto magistrale, fra i classici da esporre a scelta all’esame, il Metodo educativo del prete astigiano. La sua opera figura accanto ad altri due testi della tradizione cattolica, presenti, per la prima volta, nell’elenco: l’ Educazione cristiana dei figliuoli di Silvio Antoniano e La pedagogia di Ausonio Franchi (pseudonimo di Cristoforo Bonavino); un orientamento destinato a trovare conferma negli anni successivi come si evince dalla lettura dei programmi del 1933 e di quelli del 1936, firmati, rispettivamente, da Francesco Ercole e Cesare Maria De Vecchi.
Indice:
- 1. Una presenza nella scuola
- 2. I manuali di pedagogia degli istituti magistrali
- 3. Don Bosco tra tradizione e modernità
Periodo di riferimento: 1923 – 1943
M. C. Morandini, La figura di don Bosco nella politica scolastica del regime fascista: uno sguardo ai manuali di pedagogia, in Percezione della figura di don Bosco all’esterno dell’Opera Salesiana dal 1879 al 1965. Atti del 6° Convegno Internazionale di Storia dell’Opera Salesiana Torino, 28 ottobre – 1° novembre 2015, LAS, Roma 2016, 121-137.
Istituzione di riferimento:
Associazione Cultori Storia Salesiana (ACSSA)