I contributi bibliografici dedicati ai laboratori e all’istruzione degli artigiani promossi da don Bosco sono scarsissimi. L’autore vuole richiamare l’attenzione su un aspetto meritevole di ulteriori approfondimenti. Don Bosco, imparata nel Convitto l’arte della “cura delle anime” in funzione della salvezza eterna, fu tuttavia fin dall’inizio sempre attento alle condizioni reali del popolo e alle miserie dei giovani marginali. Decise di declinare la propria missione sacerdotale nel senso di un maggior impegno nelle opere di carità creando strutture più adatte. Sull’esempio di don Cocchi fondò due Oratori, muovendosi però in prospettiva pedagogica più articolata, in cui l’orientamento pastorale si univa alla cura integrale dei giovani. L’apertura dell’Ospizio, di scuole e laboratori interni era mirata a creare una rete protettiva attorno ai ragazzi e fornire una educazione e una formazione al lavoro più completa e solida, nel contesto storico-sociale e imprenditoriale del tempo e in relazione alle varie forme di solidarismo operaio che si andavano diffondendo. I primi laboratori interni furono fondati a partire dal 1853, prima in forma empirica, poi sempre meglio strutturati. Dopo l’inserimento, nei primi anni Sessanta, del laboratorio dei tipografi e dei fabbri-ferrai don Bosco compilò un regolamento per tutti i laboratori…. L’autore conclude presentando le proposte fatte al Capitolo generale del 1883 (riprese nel Capitolo del 1886) per un progetto più articolato di formazione professionale.
Indice
- Per una pastorale della gioventù abbandonata
- La fondazione dei primi laboratori
- Fra apprendistato e lavoro
- Nel contesto di una Congregazione di “preti, chierici, laici”
- Linee per un progetto d’istruzione professionale
Periodo di riferimento: 1846 – 1888
L. Pazzaglia, “Apprendistato e istruzione degli artigiani a Valdocco (1846-1886)”, in Francesco Traniello (a cura di), “Don Bosco nella storia della cultura popolare”, Torino, SEI-Società editrice internazionale, 1987, 13-80.