Un fenomeno che dopo la seconda guerra mondiale si è intensificato, soprattutto in alcuni paesi, è quello delle vocazioni tardive al sacerdozio e alla vita religiosa.
Di questo fenomeno varie possono essere le cause, e non è qui il caso di enumerarle, ma, nella scarsezza attuale di operai evangelici, è consolante constatarne l’esistenza e verificare l’importanza e l’attualità del problema. Le chiamate alla vita religiosa o sacerdotale, se non all’undecima, almeno alla sesta e alla nona ora, sono cominciate fin dai primi tempi della Chiesa, anzi si può dire che allora le vocazioni così dette tardive costituissero la regola. Basta percorrere i più grandi nomi della storia ecclesiastica, da Ambrogio ad Agostino, da S. Giovanni Crisostomo a S. Gerolamo, per constatare con evidenza questo fatto. Ma dopo l’istituzione dei seminari, per opera del Concilio di Trento, tale fenomeno andò man mano attenuandosi, fino quasi a scomparire del tutto. Sopravvenuta però la Rivoluzione francese e la soppressione degli ordini e delle congregazioni religiose, nella seconda metà del secolo XIX, ricomparve detto fenomeno all’orizzonte della Chiesa, per opera soprattutto di S. Giovanni Bosco.
INDICE
- 1. Attualità del problema
- 2. Vocazioni tardive
- 3. Don Bosco precursore
- 4. L’opera di Maria Ausiliatrice
- 5. Progetti e speranze di D. Bosco e di Pio IX
- 6. Realizzazioni e opposizioni
- 7. Osservazioni
- 8. Frutti ed esperienze
- 9. Conclusione
Periodo di riferimento: 1855 – 1951
E. Valentini, “D. Bosco e le vocazioni tardive” in «Salesianum», 22 (1960), 3, 453 – 474.
Istituzione di riferimento:
Università Pontificia Salesiana (UPS)