Tra l’autunno 1943 e il 1944 molti istituti religiosi, maschili e femminili, ospitarono singoli o interi nuclei familiari di ebrei scampati al rastrellamento del 16 ottobre. La scarsità di documentazione scritta ha sollecitato un’indifferibile raccolta di informazioni tramite i testimoni superstiti.
Le fonti orali, con le proprie caratteristiche, hanno dischiuso così la memoria preziosa di fatti quasi dimenticati o taciuti per varie ragioni.
Quale strategico punto di partenza di una disamina a livello nazionale, questa ricerca porta alla luce vari elementi inediti relativi alla città di Roma.
Indice:
- Introduzione
- 1. Status storiografico
- 2. Variabili e costanti dell’arrivo degli Ebrei
- 2.1 Tipologia delle case religiose ed emergenza ebraica
- 2.2 L’arrivo degli ebrei nelle case religiose e le mediazioni
- 2.3 Atteggiamenti e consapevolezza dei religiosi
- 2.4 Effetto frequente: divisione e smebramento delle famiglie
- 3. Aspetti strategici della permanenza
- 3.1 Stratagemmi in caso di irruzione nazifascista
- 3.2 Strategie di camuffamento
- 3.3 Ambienti di rifugio
- 4. Occupazione del tempo e relazioni interpersonali
- 4.1 Atteggiamenti dei religiosi nell’ospitalità
- 4.2 Modifica della vita nelle case religiose
- 5. Fonti di mantenimento
- 6. Pressioni cattoliche e fedeltà religiosa degli ebrei?
- 7. Il dopo liberazione – I “Giusti”
- APPENDICE I
- APPENDICE II
Periodo di riferimento: 1943 – 1944
G. Loparco, Gli Ebrei negli istituti religiosi a Roma (1943 – 1944). Dall’arrivo alla partenza, in «Rivista di storia della Chiesa in Italia» 58 (2004) 1, 107-210.