Chi un giorno vorrà cimentarsi nella ricostruzione storica dei percorsi di attuazione del Concilio Vaticano II da parte della Famiglia Salesiana, si troverà ad analizzare una varietà di eventi e realizzazioni, coordinati dall’alto o promananti dalla base, che testimoniano l’entusiasmo, la cordiale apertura e il grande fervore operativo del postconcilio. Il rinnovamento conciliare era atteso e desiderato. I frutti più evidenti sono stati, innanzitutto, l’impegno di aggiornamento della vita religiosa e della specifica missione – sulla duplice linea del ritorno alle fonti, in fedeltà allo spirito del Vangelo e all’intenzione del Fondatore – e dell’adattamento alle mutate condizioni dei tempi, nella sensibilità alle indicazioni di rinnovamento della Chiesa e agli appelli del mondo e dei giovani (PC 2).
Infatti si aveva l’impressione che il desiderato rinnovamento spirituale stentasse ad essere recepito dalla maggioranza dei confratelli. Don Egidio Viganò riprese il tema particolarmente nel corso del suo primo sessennio (1978-1983), proponendo alla meditazione dei confratelli alcuni aspetti essenziali dello spirito salesiano che parevano declinare: la devozione mariana, la disciplina religiosa, le virtù teologali, il significato evangelico della professione religiosa, le virtù ascetiche, la tensione alla santità, il compito prevalentemente spirituale del direttore, le caratteristiche della santità salesiana.
All’inizio degli anni Novanta, dunque cominciava ad emergere qualche stanchezza o inadempienza e, in particolare, si avvertiva uno scarto tra quanto era stato proposto nei documenti, la prassi delle comunità locali e la coscienza dei confratelli. Venivano focalizzati due pericoli: la mediocrità spirituale e l’affievolimento dell’identità. Così don Viganò proponeva di concentrare il lavoro sull’interiorizzazione e la traduzione pratica della ricchezza di indirizzi accumulata negli anni precedenti per l’adeguamento del carisma ai segni dei tempi, agli orientamenti della chiesa e alla condizione dei giovani: «passare dalla carta alla vita».
Indice:
- La fecondità del postconcilio salesiano
1.1. Rinnovamento in prospettiva spirituale
1.2. La risonanza di alcuni grandi eventi ecclesiali - Dalla vivace creatività all’esigenza di verifica approfondita
2.1. Fervore innovativo e zone d’ombra
2.2. Un lavoro non facile
2.3. Necessità di una riflessione teologica sulla «salesianità»
2.4. La sfida della qualità e della profondità - Il primato di Dio per la consistenza della vita spirituale
3.1. Analisi sulla ricezione del Concilio nel «grande Giubileo»
3.2. La «svolta antropologica»
3.3. Dall’ambito pastorale a quello spirituale
3.4. Abbiamo ristretto l’orizzonte? - Un impianto spirituale più critico culturalmente e più connotato salesianamente
4.1. Ripensare e fondare
4.2. Coordinamento e collaborazione interdisciplinare
Periodo di riferimento: 1965 – 2003
A. Giraudo, “Interrogativi e spinte della Chiesa del postconcilio sulla spiritualità salesiana”, in C. Semeraro (ed.), “La spiritualità salesiana in un mondo che cambia” (= Colloqui 20), Salvatore Sciascia, Caltanissetta-Roma 2003, 137-159.
Istituzione di riferimento:
Centro Studi Don Bosco