Il mese della festa del Beato Don Bosco suggerisce di intrattenere tutti proprio nell’intimità del cuore che sente sempre più vivo il bisogno di comunicare qualcosa di quanto don Rinaldi ha veduto ed udito da Lui e di Lui, e che adesso si ha la fortuna di avere non solo Padre e Maestro desideratissimo, ma Patrono potente in cielo.
Le Costituzioni degli Istituti religiosi sogliono avere molti punti di somiglianza e di quasi identità fra di loro: quello che le distingue e le rende singolari, per lo più non è scritto nelle Costituzioni, ma è contenuto nell’interpretazione e nell’applicazione delle singole regole da parte del Fondatore, il quale, nella pratica, vi imprime una caratteristica così personale che, salvo le parole e il concetto generico, esse hanno acquistato una personalità propria, che le distingue nettamente da quelle degli altri Istituti.
La naturale attrattiva verso tutto ciò che sa di novità, può indurre alla trascuranza delle tradizioni. Le tradizioni nella lor totalità non sono altro che l’interpretazione pratica delle Costituzioni e del sistema educativo del Beato, quale egli stesso l’ha tramandata nella sua vita
e nei suoi ammaestramenti. Così le norme del sistema preventivo, per quanto eccellenti in se stesse, se non vengono applicate secondo le istruzioni, gli insegnamenti e gli esempi del Padre, si corre pericolo di non conseguirne i frutti meravigliosi, e di essere forse anche la rovina, anziché la risurrezione della gioventù affidata alle cure.
Un’altra tradizione, anzi la più importante e vitale, è la paternità. Il Fondatore non è stato mai altro che Padre, nel senso più nobile della parola; e la santa Chiesa l’invoca ora nella sua liturgia Padre e Maestro della gioventù.
Altro punto importante delle tradizioni riguarda la temperanza e lo spirito di mortificazione.
Il Beato ha tenuto a far risaltare che i Coadiutori salesiani sono veri religiosi, quanto i chierici e i sacerdoti; e che, per le mansioni lor affidate, diventano « quasi chi dirige, come padroni su gli altri operai, non come servi… Non sudditi semplicemente, ma superiori. Tutto però con regola e nei limiti necessari».
Don Rinaldi termina con le parole pronunziate dal santo Padre alla fine di una delle sue conferenze nel 1875. Eccole:
«Ancora una cosa e finisco. Uniamoci d’accordo nell’eseguir bene le pratiche di pietà della nostra Congregazione e specialmente ciò che riguarda l’esercizio della Buona Morte, l’ultimo giorno di ogni mese. Per quanto si può, si lascino tutte le occupazioni estranee in detto giorno, e ciascuno si applichi proprio in cose spettanti alla salute eterna dell’anima sua; io spero molto, in questo esercizio ben fatto; perchè se ciascuno ogni mese impiega un giorno ad aggiustare in modo regolare tutte le cose sue, costui, venga la morte quando vuole e nel modo che vuole, non avrà a temere la morte improvvisa. Non solo in detto giorno si faccia una confessione con maggiore diligenza ed una più fervorosa Comunione, ma anche si dia sesto alle cose che riguardano gli studi e specialmente alle cose materiali; che se la morte ci sorprendesse, allora
noi potremo dire: Non ho più da pensare e nient’altro che a morire nel bacio del Signore. Che Iddio vi benedica, miei cari figliuoli».
INDICE:
- Conserviamo e pratichiamo le nostre tradizioni
- La voce del padre
- Origine delle nostre tradizioni
- Alcune cause della lor trasgressione
- La tradizione vitale per i Direttori
- Le mortificazioni del Beato Padre e le nostre
- Una parolina ai confratelli coadiutori
- Conclusione
Periodo di riferimento: 1931
F. Rinaldi, “Lettera del Rettor Maggiore” in «Atti del Capitolo Superiore» 12 (1931) 56, 933-949.
Istituzione di riferimento:
Direzione Generale SDB