La legge delle guarentigie del 13 maggio 1871 e i decreti applicativi della medesima esigevano che i vescovi neonominati, per conseguire il diritto di entrare in possesso dei beni della mensa episcopale – le cosiddette temporalità – dovevano presentare al ministero l’originale della bolla di nomina e chiedere formalmente la concessione dell’exequatur. Tale atto, a giudizio della Santa Sede, implicava il riconoscimento del Regno d’Italia sorto nel 1861, comprendente parte dello Stato Pontificio sottratto “illegittimamente” al pontefice. Ora, non essendo la Santa Sede disposta a tale riconoscimento, sia pure indiretto, del nuovo Regno, e non volendo il governo di questi rinunciare alla propria posizione, i vescovi si vennero a trovare fra l’incudine e il martello, tra l’irriducibilità vaticana e l’intransigenza ministeriale. Dovevano dunque accontentarsi del sussidio papale, e quanti di loro avevano fatto passi non autorizzati dalla Santa Sede (Montecassino, Saluzzo) erano stati rimproverati e puniti. Si tentarono varie forme di compromesso, si risolse positivamente qualche caso, ma la situazione rimaneva bloccata. Don Bosco nel 1872, sulla base di alcune intese orali con i ministri degli anni precedenti, intervenne nuovamente con una sua personale iniziativa sui due versanti, ma senza trovare troppo ascolto in sede vaticana. Nel biennio seguente questa parve rinunciare alla sua assoluta intransigenza, accettando l’ipotesi di un altro compromesso, quello della presentazione al governo da parte di un’autorità qualunque, anche di un notaio, di una copia delle bolle di nomina desunte dalle stesse esposte nelle sacrestie. Don Bosco si era mantenuto in stretto contatto con le due parti in causa, nonostante gli attacchi di qualche zelante esponente vaticano. Quando a metà gennaio 1874 sembrava che la questione si avviasse a soluzione con la reciproca accettazione della suddetta formula, tutto si arenò definitivamente per l’opposizione del governo, dovuta forse anche a pressioni internazionali. Il trait d’union costituito da don Bosco che non si era risparmiato viaggi, colloqui e lettere con vari esponenti politici e vaticani, non era riuscito a far “conciliare l’inconciliabile”. Nella fase risolutiva della vertenza, quella della lenta resa a discrezione della Santa Sede nel biennio successivo (1875-1876), don Bosco sembra non abbia più avuto parte. In relazione alla questione delle “temporalità”, pubblichiamo qui di seguito la corrispondenza di don Bosco con i ministri Giovanni Lanza (n. 70, 72), Marco Minghetti (n. 73), Paolo Onorato Vigliani (n. 76), con papa Pio IX (n. 71) e con il card. Antonelli (nn. 74-77).
Periodo di riferimento: 1872 – 1874
Istituto Storico Salesiano, Fonti salesiane 1: Don Bosco e la sua opera. Raccolta antologica, Roma, LAS, 2014, 217-227.
Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano