Il “ documento che propriamente inaugura la rappresentazione di esperienze vive di Don Bosco educatore è La forza della buona educazione. Vi si trova in scena il direttore dell’Oratorio di San Francesco di Sales come catechista, consigliere e confidente del giovane Pietro”, anche se questi “vi appare nella penombra e senza una netta fisionomia”. Il noto e autorevole studioso salesiano Pietro Stella si riferisce, nel brano testé trascritto, al racconto edito nelle “Letture Cattoliche” l’anno 1855. Precisamente con questo documento – La forza della buona educazione –, a sfondo storicobiografico, si è voluto aprire qui la seconda parte della raccolta antologica di scritti di don Bosco, riguardanti la sua esperienza educativa. Un “figlio esemplare”, chiamato Pietro, e “una madre modello” sono i principali protagonisti del racconto. Lo scritto costituisce una narrazione pedagogica popolare – “Curioso episodio contemporaneo”, recita il sottotitolo del documento – che riflette innanzitutto le preoccupazioni del narratore di fronte alla circostanza sociale e politica del proprio tempo, in cui la religione è sempre meno riconosciuta come base indispensabile dell’educazione, e vi sono messe inoltre sempre più in questione le pratiche religiose tradizionali. Nella circostanza accennata viene fatta emergere l’ importanza dell’educazione familiare, “soprattutto nella tenera età”. Gli elementi pedagogici qualificanti messi in risalto sono: il dovere, lo studio, l’allegria, la pietà. Don Bosco avverte, nelle pagine introduttive, che non intende offrire al lettore una esposizione completamente originale: “questo libro – dichiara – fu modellato sopra un libro dal titolo: Un mari comme il y en a beaucoup, une femme comme il y en a peu, cioè: un marito come sono molti: una moglie come sono poche”. Tuttavia, lo stesso don Bosco assicura “con lealtà” a continuazione: “quanto ivi si narra sono fatti realmente accaduti; fatti quasi tutti veduti o uditi da me medesimo”; e aggiunge ancora: “Del resto qui si vedrà quanta forza abbia la buona educazione sul destino della figliolanza; si vedrà una madre modello, un figlio esemplare. Una madre che in mezzo a mille difficoltà riesce a dare la migliore educazione al figlio e ricondurre il marito traviato al buon sentiero. Un figlio che risponde alle materne sollecitudini […]; e che in pari tempo diviene il sostegno della famiglia; modello dei compagni”. L’esposizione dei fatti si chiude con un vivace appello ai genitori, ribadendo il ruolo della buona educazione, anche in una prospettiva di rigenerazione sociale: “Se la figliolanza è ben educata si vedrà la crescente generazione amante dell’ordine e del lavoro […]. In somma avremo – conclude don Bosco – tempi migliori, avremo figliuoli che formeranno l’onor della patria, il sostegno delle famiglie, la gloria e il decoro della Religione”.
Periodo di riferimento: 1855
G. Bosco, La forza della buona educazione. Curioso episodio contemporaneo, in Istituto Storico Salesiano, Fonti salesiane 1: Don Bosco e la sua opera. Raccolta antologica, Roma, LAS 2014, 368-413.
Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano