La recente edizione critica delle “Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales” di don Bosco induce a proporre alcune riflessioni a quanti intendessero leggere il libro entro un’ottica il più possibile vicina a quella adottata dall’Autore nello scriverlo. In tante pagine esso appare chiaramente «racconto ameno», che ha per protagonista un ragazzo precoce, saltimbanco, narratore, studente intelligente e sveglio, che diventa sacerdote altrettanto «sognatore», coinvolto nelle vicende drammatiche e a lieto fine del suo Oratorio. Per altri aspetti lo scritto vuol essere in qualche modo rievocazione narrativa del passato intenta a vedere nello svolgersi dei fatti una Provvidenza benevola e tempestiva. Più evidente, poi, appare la preoccupazione di descrivere, sia pure «poeticamente», l’origine, il divenire e il costituirsi di un’esperienza spirituale e pedagogica tipica, che sotto la formula «oratoriana» è presentata come l’approccio più funzionale e produttivo ai giovani dei tempi nuovi.
INDICE
- 1. I tempi dei «cenni storici» e delle «memorie»
- 2. L’occasione di «narrare»
- 3. «Memorie dell’Oratorio» fino al 1854
- 4. Fragilità documentaria di una rievocazione pragmatica, provvidenzialista, «amena»
- 5. Preludio narrativo al sistema preventivo
- Conclusione
Periodo di riferimento: 1854 – 1878
P. Braido, “Scrivere «Memorie» del futuro” in «Ricerche Storiche Salesiane», 11 (1992) 20, 97-127.
Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano