In questo capitolo, l’autore racconta la sua esperienza personale di scoperta e coinvolgimento nelle opere salesiane. Circa dodici anni fa, ha iniziato a lavorare in un collegio di Don Bosco, anche se inizialmente aveva poca familiarità con il movimento salesiano. Durante il suo percorso di vita, aveva avuto l’opportunità di incontrare sacerdoti salesiani eccezionali che lo avevano ispirato. Il suo coinvolgimento crescente nella missione salesiana e la sua partecipazione a varie responsabilità all’interno della comunità salesiana lo hanno portato a sentire sempre di più un senso di appartenenza alla famiglia salesiana. Ha sottolineato l’importanza di riconoscere che “salesiani” è un nome di famiglia, mentre “sacerdoti, suore, laici, giovani” sono i nomi personali all’interno di questa famiglia. La collaborazione tra religiosi e laici è vista come un arricchimento reciproco, con ciascuno che lavora nella fedeltà alla propria chiamata, che sia nella famiglia o nella comunità religiosa. Questa riflessione si basa sulla convinzione che tutti coloro che abbracciano il progetto educativo di Don Bosco e cercano di vivere secondo la sua spiritualità possono essere considerati “salesiani,” indipendentemente dal loro stato di vita. I’autore condivide inoltre esperienze personali di predicare esercizi spirituali sia per religiosi che per persone sposate, cercando di riflettere su ciò che la vita religiosa potrebbe significare oggi alla luce dell’eredità di Don Bosco.
Periodo di riferimento: 1860 – 1998
J. P. Pinxten, “Le sfide dello spirito alla vigilia del terzo millennio” in “Riscopriamo con i giovani la presenza dello spirito nella chiesa e nel mondo“. Atti della XX giornata di spiritualità della Famiglia Salesiana, Editrice SDB, Roma, 1998, 74-79.