L’articolo esplora la relazione di Don Bosco con la povertà e l’impegno dei successori salesiani nel mantenere viva questa tradizione nel corso del ventesimo secolo.
Pur non seguendo l’esempio estremo di Francesco d’Assisi, Don Bosco scelse deliberatamente una vita di semplicità e rinuncia ai beni materiali, coerente con la sua missione apostolica. I leader salesiani successivi, come Don Rua e Don Albera, esortarono i membri della congregazione a praticare la povertà non solo come un voto formale, ma come una virtù vissuta nella vita quotidiana e condivisa comunitariamente. L’articolo sottolinea l’importanza della povertà non solo come un aspetto esteriore, ma come una virtù interiore che richiede un costante impegno e una conversione del cuore per mantenere viva l’identità e la missione salesiana.
INDICE
- Don Bosco e la povertà
- Salesiani e povertà nel ventesimo secolo
- Le esortazioni di don Rua
- Le istruzioni di don Ricaldone
- La povertà religiosa nella società dei consumi
- I richiami di don Ricceri nel 1968
- Il “nuovo scenario” della fine del ventesimo secolo
- Un programma salesiano per una nuova cultura
- Un secolo di fedeltà laboriosa
Periodo di riferimento: 1887 – 1995
F. Desramaut, “La povertà salesiana nel XX secolo. Da don Bosco a don Vecchi” in “Mondo salesiano e povertà alla soglia del III millennio“, Benediktbeuern, Germania, 21-31 agosto 1999, Salvatore Sciascia, Caltanissetta-Roma 2001, (Collana Colloqui, 19), 93-114.