Aldo Giraudo – “L’esercizio della “buona morte” nell’esperienza educativa di Don Bosco” in “Contemplare l’alba oltre il tramonto. Morte e vita nella prospettiva della Teologia Spirituale”

Fin dagli inizi dell’Oratorio stabilito in Valdocco (1846-47), don Bosco propose ai giovani l’esercizio mensile della buona morte come mezzo ascetico mirato a stimolare – attraverso una visione cristiana della morte – un costante atteggiamento di conversione e di superamento dei limiti personali e assicurare, con una confessione e una comunione ben fatte, le condizioni spirituali e psicologiche favorevoli per un fecondo cammino di vita cristiana e di costruzione delle virtù, in docile cooperazione con l’azione della grazia di Dio.

La pratica in quel tempo si faceva nella maggior parte delle parrocchie, delle istituzioni religiose ed educative. Era per il popolo l’equivalente del ritiro mensile. Negli Oratori salesiani si teneva l’ultima domenica di ogni mese, e consisteva, come leggiamo nel Regolamento, “in un’accurata preparazione, per ben confessarsi e comunicarsi, e raggiustare le cose spirituali e temporali, come se ci trovassimo al fine di vita”.

 

Indice:

  • 1. L’esercizio della buona morte nelle istituzioni salesiane e la secolare tradizione delle “Praeparationes ad mortem”
  • 2. Le litanie della buona morte nel contesto della spiritualità giovanile promossa da don Bosco
  • 3. La morte come momento dell’incontro gaudioso con Dio
  • 4. Conclusione

Periodo di riferimento: 1846 – 1959

A. Giraudo, L’esercizio della “buona morte” nell’esperienza educativa di Don Bosco, in “Contemplare l’alba oltre il tramonto. Morte e vita nella prospettiva della Teologia Spirituale”, Roma, LAS 2017, pp. 253-280.

Istituzione di riferimento:
Università Pontificia Salesiana (UPS)
Università Pontificia Salesiana (UPS)

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